Omelia Domenica SS. Trinità - 2014
Potremmo dire che la solitudine è il peggiore nemico della vita. La cerchiamo, è vero, in certi momenti di sconforto, quasi per allontanarci dalla nostra incapacità di amare, dopo qualche fallimento o delusione. Ma poi la solitudine ci pesa. Non siamo fatti per la solitudine. Sposati o celibi, temiamo la solitudine della vecchiaia, dell’abbandono, dell’incomunicabilità. C’è in noi una profonda esigenza di comunicazione, quasi un istinto che ci spinge a cercare qualcosa o “qualcuno” di cui siamo privi per sentire la pienezza della vita. Così la nostra immaginazione ci fa costruire l’ideale del grande “amore” che sia in grado di mettere fine a tutte le nostre ansie.
Che cosa ci manca, in realtà? Celebriamo oggi la solennità della SS. Trinità. Celebriamo cioè la nostra origine e il nostro fine, il Dio in cui crediamo e che Gesù ci ha rivelato. Dio non è solo, è profonda sorgente d’amore e di scambio con il Figlio e lo Spirito Santo. Un mistero per noi inimmaginabile e che non riusciamo neppure a contenere nelle nostre umili e povere categorie umane. E tuttavia, anche noi siamo impastati di “relazione d’amore”. Fatti a immagine e somiglianza di Dio, come dice la Sacra Scrittura, noi veniamo da Dio e siamo chiamati ad una comunione d’amore con Dio attraverso un’intera esistenza. Questa comunione è la vita di Dio, la vita eterna, ed è per questa ragione che, nonostante tutti i nostri sforzi e le nostre “fantasie”, non troveremo mai, nell’amore umano, tutta quella pienezza che cerchiamo disperatamente.
È Gesù che ci ha rivelato e comunicato tutto questo e ce lo ha comunicato con una affermazione paradossale, la più sconvolgente di tutto l’intero Vangelo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna». Affermazione davvero paradossale perché questo Gesù di Nazareth, che l’ha pronunciata, è nei fatti uno sconfitto e un Crocifisso!
Ma è questo Gesù Crocifisso la grande “prova” che Dio ci ha dato per manifestarci il suo amore e manifestarlo anche nei confronti del mondo. La croce di Gesù ci invia segnali di vita e di amore, e sta a noi capire questo “messaggio” che supera tutta la nostra intelligenza, ma non quella del cuore. In quelle braccia stese che non possono più abbracciare i bambini, in quelle mani inchiodate che non possono più accarezzare i lebbrosi, benedire i malati e i sofferenti, c’è Dio-Trinità con le sue braccia aperte ad accogliere e sostenere le nostre povere vite, stanche talvolta di tante sofferenze! Possiamo accogliere, a nostra volta, questo Dio-Trinità oppure rifiutarlo, nessuno ci costringe: siamo noi a dover decidere.
Ma sta di fatto che l’amore di Dio-Trinità è l’unico fondamento di tutta la nostra speranza. Sì, «Dio ama il mondo». Lo ama così com’è, incompleto e incerto, pieno di conflitti e di contraddizioni, capace del meglio e del peggio. Questo mondo non percorre il proprio cammino da solo, sperduto e abbandonato nell’universo, Dio-Trinità lo avvolge completamente con il suo amore e la sua tenerezza. E questo ha delle conseguenze della massima importanza per noi. Primo: Gesù è il “dono” che Dio ha fatto al mondo, e non solo ai cristiani. Gli studiosi possono discutere all’infinito su molti aspetti della sua figura storica; i teologi possono continuare a sviluppare le loro ingegnose teorie. Ma soltanto chi si accosta a Gesù come il grande dono di Dio può scoprire in lui, con emozione e gioia, la vicinanza di Dio a ogni essere umano.
Secondo. La ragione di essere della Chiesa, l’unica cosa che ne giustifica la presenza nel mondo, è ricordare l’amore di Dio. Terzo. Secondo l’Evangelista Giovanni, Dio fa al mondo quel grande dono che è Gesù «non per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». Quarto. Nei momenti in cui tutto appare confuso, incerto e desolante – come la situazione che viviamo in questo momento storico – nessuno impedisce a ognuno di noi di portare un po’ di amore nel mondo. È quello che ha fatto Gesù. Per questo, i discepoli di Gesù devono accogliere il suo invito a confidare in Lui: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me». Ed è per questo che i discepoli hanno bisogno di accogliere lo Spirito Santo che traspira dal Padre e dal Figlio suo Gesù: «Ricevete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni».
Signore Gesù, aiutaci ad aprirci al grande mistero di Dio con quella fiducia e quella speranza che tu ci hai insegnato fin dentro il terribile supplizio della Croce. Tu sei il Risorto perché tu sei quell’Amore del Padre che mette senso, verità e speranza nella nostra esistenza. Amen.
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